Cosa si intende per tartufaia? Ne esistono di diversi tipi? Quali sono le normative che ne regolano impianto e sfruttamento? Oggi cercheremo di rispondere a tutte queste domande.
Tartufaia: termine e definizione
In poche parole, col termine tartufaia si intende un terreno in cui i tartufi crescono spontaneamente o vengono coltivati.
I tartufi sono funghi sotterranei che generalmente in natura sono presenti allo stato spontaneo, prediligono determinati tipi di terreni, e si sviluppano in simbiosi con determinate piante.
La tartufaia in pratica è una zona le cui particolari caratteristiche pedoclimatiche (riguardati clima e territorio) permettono uno sviluppo ottimale a vari tipi di tartufi. Questi ultimi, per crescere al meglio, ha bisogno di un terreno:
- Dal PH alcalino
- Molto calcareo
- Senza ristagni
- Ben areato
Inoltre ogni tipo di tartufo predilige un determinato tipo di pianta, con cui instaura una simbiosi che lo farà sviluppare al meglio.
I tartufi possono metterci anni per essere pronti per la raccolta, e quest’ultima è regolata da una rigida normativa: per questo motivo da anni si sta provando ad impiantare tartufaie coltivate.
Quanti tipi di tartufaia esistono?
Possiamo distinguere tre tipi di tartufaia:
- Naturale
- Controllata
- Coltivata
Il primo tipo è quella naturale, in cui i tartufi si sviluppano spontaneamente, senza nessun tipo di intervento da parte dell’uomo, che si limita a raccoglierli.
Per tartufaie controllate si intendono invece quelle naturali “migliorate” con specifiche pratiche di coltivazione e con la messa a dimora di piante “micorizzate”, ossia le cui radici siano già state colonizzate dalle spore dei tartufi (questo procedimento viene attuato in vivai specializzati). Ovviamente l’opera dell’uomo deve limitarsi alla salvaguardia ed al miglioramento delle produttività della tartufaia, senza distruggerne gli equilibri preesistenti. Le piante messe a dimora non dovranno essere inferiori alle 30.
Le tartufaie coltivate sono invece quelle in cui le piante micorizzate vengono impiantate “ex novo” in ambienti adatti, evitando ovviamente il danneggiamento di tartufaie naturali preesistenti. Il numero delle piante messe a dimora non potrà essere inferiore a 100.
Ma come viene regolata la raccolta nelle tartufaie? Vediamolo subito.
Tartufaie: regolamenti di raccolta.
Coltivare tartufi non è affatto semplice, e non garantisce sempre buoni risultati. La tartificoltura è ancora ad uno stato piuttosto sperimentale, ma buoni risultati si sono ottenuti con:
- Tartufo nero pregiato
- Tartufo estivo
- Tartufo bianchetto
C’è però da considerare il fatto che, una volta messe a dimora le piante, i tartufi saranno pronti per la raccolta dopo circa 7-10 anni. Ma come viene regolata quest’ultima? E da chi può essere condotta? E’ presto detto:
Sia nelle tartufaie controllate che in quelle coltivate, la raccolta compete ai titolari della loro conduzione, i quali possono raccogliere qualunque specie di tartufo. Ovviamente le tartufaie devono essere state autorizzate dagli organismi competenti, e dotate di apposite tabelle collocate lungo il loro perimetro, rispondenti a queste caratteristiche:
- Devono misurare cm 20X30
- Devono recare una scritta nera su fondo bianco
- Devono essere poste almeno a 2 metri e mezzo di altezza
Ogni tabella dovrà riportare la dicitura “raccolta di tartufi riservata”, seguita dal numero di attestazione comunale.
Per quanto riguarda invece la raccolta nelle tartufaie naturali, tutti potranno raccogliervi i tartufi, a patto di rispettare le varie normative comunali e regionali, ed essere muniti di apposito tesserino di idoneità.
E’ importante inoltre ricordare che i proprietari e gli usufruttuari di una tartufaia, compresi loro familiari e dipendenti possono raccogliervi tartufi senza possedere il suddetto tesserino.
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